tirsdag 12. juni 2012

Solito posto, soliti amici


Holden Carter leggeva l'Herald nella poltrona che era stata di Paul Thomson  con la sua stessa espressione un po' beffarda e un po' sorniona.
- Di fretta?- domandò con educata curiosità.
Suo figlio si era infilato un panino in bocca per intero. In compenso, non si era ancora infilato del tutto la camicia, ma già era con un piede fuori.
-fefo ddafe, eden fetta-
-Come darti torto.-
-eh, fao!-
-Paul.-
Paul Carter ebbe il buonsenso di interpretare. E di capire che stava per trascorrere le vacanze estive in officina con sua madre.
-Fi-
- Mastica, Paul.-
Paul deglutì anche.
- Sì.-
-Dove stai andando.-
- Jaden. E 'cilia. Al fiume.-
Paul Carter aveva sempre il buonsenso di dimostrarsi collaborativo e di prevenire domande scomode.
-Jaden Hunt?-
-Sissignore, sempre lui.-
-E chi è 'cilia?-
La domanda era arrivata dall'ingresso.
I due Carter si guardarono con espressione sconfitta.
-L'inquisizione.-
-Paul-lo ammonì suo padre.
-Voglio solo sapere chi è questa 'cilia.- Quinn Thomson allargò le braccia con fare innocente.- Stava per chiedertelo tuo padre.-
-Sì, ma lui non è così rompip-
-Come dici?-
-Niente, dicevo che non la conosci, non è di qua.-
Quinn Thomson aggrottò la fronte, Holden sospirò e tornò a sollevare l'Herald. Non sarebbe finita tanto presto. Soprattutto se sua moglie si metteva a fare la madre-amica.
-Beh, magari conosco il nome, se mi dici come si chiama...-
Appunto.
-Dai, non lo so, mamma, devo andare, Jade aspetta.-
- Non voglio che frequenti persone che abbiano una brutta influenza su di te. Dimmi chi è questa tipa, quanti anni ha, chi sono i genitori, o non esci di qua.-
Appunto.
Holden sperò di essere fagocitato dalla poltrona e di non essere chiamato in causa, per una volta.
- Il gruppo sanguigno ti serve? Le mando un cortex con la scheda da compilare.-
-Paul-
Lo avevano richiamato in sincrono entrambi i genitori. Quella di sua madre era un'ammonizione, quella di suo padre una preghiera.
Paul Carter pensò alla tenda, alla bottiglia, al saloon e a tutto il resto ed ebbe il buonsenso di prevenire scomode puntate in quei territori paludosi.
- Ha la mia età, è una normale, sta qua in vacanza, tipo, non lo so, mi pare si chiami Ritter, non beve, non si droga e ogni tanto dà una mano a Saint Quentin. Posso frequentarla senza rischi?- aveva mentito su metà degli argomenti e inventato l'altra metà. Avrebbe dovuto dirlo a Cecilia, per precauzione.
-Ritter.-
-Sì, mi pare-
-Cecilia Ritter.-
-Sì, posso andare?-
Paul era già con un piede sui gradini. Holden aveva messo via l'Herald e guardava sua moglie con aria curiosa.
-Vengo anche io.-
-Ma mamma! In quest'epoca uno non si porta dietro la madre quando esce! -
-Scusa, che male c'è, vengo solo a dare un'occhiata...-
-Papà!-
-Quinn-
-Paul!-
-Sarei parte della famiglia anche io. Mi chiamo Sarah.- Sallie Carter sedeva placida e ironica ai piedi delle scale, lanciando fette di salame a un festante cucciolo di bovaro che la inserì nel gioco abbaiando il suo nome. O magari intendeva dire "salame", ma a Sallie bastò-
- Se non ci fossi tu- gli disse.
- Dille qualcosa, papà-
-Sì...vai Paul-
- Ti ringrazio!-
Dal modo in cui sua moglie lo guardava, Holden Carter capì due cose:
1) non sarebbe comunque riuscito a fermarla
2) avrebbe dormito sul pianerottolo.
- Chiamala,no?-
Vide sua moglie esitare.
- Se non è lei?-
-Prova-
- Vado a casa loro. Se è chiusa non ci sono.-
-Quinn, chiamala.-
-Se mi dice che è in qualche punto sperduto del 'Verse poi mi viene da piangere. Vado a sellare il cavallo.-
- Non hai l'età per certe corse...-
Quinn Thomson mostrò a suo marito un chiarissimo dito medio.
Holden Carter sospirò.
- Da chi avrà mai imparato. - commentò Sallie melliflua.
Holden sbuffò una risata.
-Non c'è più l'educazione di una volta.- aggiunse lei.
-Proprio vero.-
-Io non sono così. Sono...educata, vero?-
-Nei giorni dispari, tesoro.-
Sallie non si scoraggiò.
- Beh, quindi stasera posso uscire.-
-No, tesoro, la punizione finisce tra quindici estati.-
Sallie Carter portò fuori il bovaro, rassegnata.
Holden rise. Prima di sparire di nuovo dietro le pagine dell'Herald gli tornarono in mente le parole di nonno Thomson:
"Vedi...la mia è una bella famiglia. Certo, sono tutti scombinati. Ma è una bella famiglia."

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