onsdag 13. juni 2012

Forget to remember

Era settembre. L'estata era passata come un lampo. A 'cilia Ritter sembrava di averla appena sfiorata con le punta delle dita, e poi basta, qualche artista dispettoso aveva gettata una secchiata di rosso sulle quercie intorno ad Oak Town, ed il grande caldo era scivolato via. Paul Carter era partito da due giorni, e quei due giorni erano sembrati un'eternità.

-Berrò per dimenticare.
L'aveva avvertito, prima che scomparisse nella jeep verso lo spazioporto, con quella piega drammatica che potrebbe solo scivolare negli occhi di una ragazzina.
Paul aveva sorriso sotto quello che si continuava ad ostentare come baffo, ma che 'cilia aveva soprannominato "l'ala di pulcino".
-Non è quello che facciamo sempre? 
Cecilia alzò le spalle.
-Suppongo.
-Mh.
-Allora ci si vede, eh?
-Eh.

Non si sfiorarono, si limitarono a scambiarsi uno sguardo livido. Paul nella jeep, la jeep nella polvere, la polvere oltre l'orizzonte. Poi il nulla. Cecilia se ne tornò a casa, alzò un dito medio alle domande di Jaden, aggrottò silenziosamente le sopracciglia allo sguardo perplesso di sua madre, saltò la partita a poker con suo padre senza presentare scuse. Si sfilò dalla casa appena non-finita la cena, e tornò alla tenda. Si sedette sul tappeto di erba ancora verde, ma dopo qualche istante dovette scostare il culetto puntuto (certamente ereditato per vie misteriose dalla zia pilota), perchè sotto le chiappe stava scomodamente infilata una bottiglia di vetro. Non era una bottiglia qualcunque. Lo capì dal peso, ancora prima di vederla. Pesava più di una bottiglia di whisky. Che avessero inventato un nuovo alcolico potente il doppio? Sorrise speranzosa, ma si ritrovò a fissare una bottiglia riempita di sassolini. La smorfia delusa, però, non fece nemmeno in tempo a sorgere. I sassolini dentro il vetro erano disposti in modo da formare una scritta. "Forget to remember". Bevi per dimenticare, ma dimentica per ricordare. Ciondolò con la testa, mentre un ghigno ebete e felice si faceva spazio fra le labbra. Rimase lì ad ubriacarsi di memorie cavate fra un buco nero e l'altro, mentre il sapore dell'estate le tornava tutto in bocca.

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