Cecilia Ritter risaliva il graticcio senza nessuna difficoltà e con la disinvoltura conferita dall'abitudine.
Era pomeriggio inoltrato, le finestre erano tutte aperte.
Batté le nocche contro la cornice, prima di infilarsi dentro.
Paul era sdraiato sul letto con aria bellicosa e depressa. Teneva un intero vassoio ricolmo di panini sull'addome e sparava con la pistola-controller a vari tipi di vascello proiettati sulle pareti e sul soffitto della stanza.
Era un videogioco classico, mai passato di moda.
Cecilia posò i piedi a terra e aggrottò la fronte. Quei muri avevano visto tante volte quella sequenza, ripetuta da un paio di generazioni almeno.
-'ao.- la salutò Paul. Aveva la strabiliante capacità di infilarsi interi panini in bocca anche da steso. Cecilia pensò che non li masticasse neanche. Aveva una mira perfetta e non sbagliava nessuno dei colpi elargiti con irritazione indolente.
Non si vedevano da mesi.
- Beh? Non ti hanno fatto mangiare, a Ghandi?-
Per tutta risposta Paul aggredì un altro panino.
- Sei sempre il solito cafone.- constatò lei interessata, acciambellandosi ai piedi del letto, sul pavimento.
Paul fece penzolare una mano enorme per passarle un panino.
Cecilia diede appena un morso, lo restituì. Anche quello scomparve per intero tra le fauci del giovane.
- Non 'i 'anno prefo-
Non c'era bisogno di traduzione. Il selvaggio trionfo che le si agitò nello stomaco le fece provare un po' di vergogna e senso di colpa. Era una cosa a cui Paul teneva, doveva essere dispiaciuta per lui.
-Com'è? Troppo giovane?-
Lo sapevano. Non aveva grosse possibilità prima di un anno, forse due, ma quando le aveva detto di voler comunque tentare prima l'ingresso in accademia l'aveva lasciata in un profondo stato di prostrazione. Significava che avrebbe trascorso tutta l'estate a Gandhi.
Paul si strinse nelle spalle, ingollò due panini uno dietro l'altro.
- Ti prenderanno l'anno prossimo.- decretò Cecilia con aria molto più rilassata. Prese il secondo controller allungandosi fino alla scrivania. Si accorse che il suo cortex era spento.
- Almeno, la fidanzatina di Gandhi sarà contenta se non corri rischi- ghignò con un certo senso di rivalsa. Quella sciacquetta odiosa.
Paul grugnì in un modo che confermò ogni suo sospetto. D'altro canto, da che stava con quest'ultima vergine afflitta, era obbligato a usare il cortex come un prolungamento del suo braccio per i non facoltativi puccipucci di rito. Se era spento e lontano, avevano come minimo litigato.
Cecilia stavolta non provò il minimo senso di colpa quando sentì il trionfo allargarsi e colarle in petto.
Prese a sparare agli hologrammi di navi spaziali con un certo entusiasmo. Era così ringalluzzita che non ne beccava molti.
Paul sbuffò, mise da parte il vassoio e la sollevo sul letto con un solo braccio.
- Scimmione.- lo apostrofò lei.
Lui le indicò le navi nemiche con aria solennemente seria e un panino tra le labbra.
-Di positivo c'è che abbiamo tutta l'estate.- rifletté tra il quarantacinquesimo e il sessantaduesimo panino. Sembrava essersi un po' ripreso.
-Oh, te ne sei accorto, ti ringrazio. Pensavo volessi restare qui a mangiare depresso finché non passavi più dalla porta-
Paul rise e la spinse con una manata delicata. Cecilia finì lunga distesa sul letto.
- Alzati, svergognata. Se entra mia madre pensa che vuoi farmi toccare le tette.-
-...-
- "sei un bamboccio in un corpo enorme, Paul Carter"- suggerì lui con vocina stridula.
Cecilia rise. L'estate era davvero cominciata.
- Resti a cena?-
-Perché...hai anche intenzione di cenare?-
Paul le infilò un panino in bocca senza perdere troppo tempo.
- Papàààààà- chiamò- Abbiamo ospiti per cena, puoi evitare che la mamma cucini?-
Holden rispose le sue speranze dal piano di sotto e promise che avrebbe fatto il possibile.
Restarono a sparare ai muri e a progettare l'estate fino a ora di cena.
Poi passarono alla fase operativa e uscirono nella notte meravigliosa di Greenfield pronti ad appropriarsi di ogni giorno insieme,fino all'ultimo.
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