onsdag 27. juni 2012

Battaglie, a ognuno le sue


Eleazar Ritter studiava sua moglie con espressione severa attraverso la luce notturna che filtrava dalla finestra.
Lei gli restituiva uno sguardo irremovibile semiaffondato nel cuscino.
Risate in sottofondo.
- Non puoi.- fu Eir a rompere il silenzio.
-Sì che posso. Lo butto fuori.-
- Ha diciassette anni.-
- E allora. Io alla sua età-
-Quinn ci ha chiesto di dargli un'occhiata finché non tornano.-
-L'ho guardato fin troppo per i miei gusti.-
-Ci hai solo cenato insieme e l'hai relegato a dormire sul divano.-
-...-
-...-
Eleazar si girò sulla schiena e si impegnò a guardare il soffitto con la perizia di un architetto di Cap City.
- Voglio dirti solo una parola : pazienza.- le fece presente con sussiego. La sua la stava perdendo tutta, a forza di sentire risolini dal piano di sotto.
- Ne ho una anche io e fa giusto rima: astinenza.- fu pronta a rispondere lei. Guardava il suo profilo non senza un certo divertimento.
Eleazar si voltò.
- Potrebbe star insidiando TUA figlia in questo stesso momento.- giocò la carta della responsabilità con tono leggero, ma l'indice che le puntava contro era categorico. - Non so perché lo lasciamo dormire qui.-
- El, ma l'hai visto?-
-...-
- E' Quinn con un accenno di barba, che vuoi che faccia. Al massimo è TUA figlia che può insidiare lui e finisce che ci tocca anche andare a salvarlo.-
-...-
-...-
-Sì, è vero.-
Eleazar stava già saltellando fuori mentre cercava di infilarsi i pantaloni.
- E adesso dove vai.- gli chiese lei mentre lui apriva la porta e una zaffata di risate soffocate li raggiungeva.
Eleazar tese l'orecchio: voci, cigolii, versi strani...e le molle del divano.
-...adesso lo ammazzo.-
Eir si voltò sulla schiena, rassegnata a concedergli dieci secondi di vantaggio.


Tutte le luci- tutte insieme- si accesero di colpo mentre qualcuno ciabattava giù per le scale.
Paul e Cecilia rimasero bloccati esattamente dov'erano in un turbinio di piume. Chiunque fosse di ronda, arrivava nel momento meno adatto per interrompere la loro attività: Cecilia stava avendo la meglio ed esultava in piedi sul divano scaricando salve da cinque cuscini rotondi su un dimesso Paul che cercava, invano, di farsi piccolo dietro una sedia.
Si guardarono solo un momento, gli occhi dilatati dall'eccitazione e dall'allarme, e seppero immediatamente cosa fare.
Quando le gambe, il torace, il nahm il viso di Eleazar Ritter comparvero sul piano, erano pronti.

Nonostante tutte le congetture e la speranza di poter sbattere fuori Paul Carter, Eleazar si era premurato di fare molto molto rumore, scendendo. Nella seppur remota possibilità, non avrebbe retto a una scena di quel tipo.
Li trovò schierati come soldatini,  in piedi contro il divano, spalla a spalla,completamente vestiti. Notò con rammarico che Paul indossava un pigiama integrale, privandolo così di una scusa per sottrargli punti.
-Papà.-
-Mr. Ritter.-
Eleazar ghignò dentro. Sua moglie era stata subito "Eir".
Li guardò a lungo, l'espressione indecifrabile.
- Hai perso la strada per la tua stanza?- chiese a Cecilia. In realtà squadrava Paul con aria crudele. Il ragazzo non si muoveva. Probabilmente neanche respirava.
Eleazar si divertiva come un pazzo.
Piume sparse vorticavano nell'aria. E stavano attaccate ai loro capelli, ai vestiti.
Con discrezione, Paul ne tolse una dai capelli di Cecilia. Come se nascondere quella traccia non consentisse di capire che cosa fosse accaduto lì.
- Ho portato un cuscino a Paul- gli rispose Cecilia, impenitente. Era ovviamente rilassata.
-Un cuscino.-
-Sì.-
-Già-
-Tu invece che ci fai qui?- chiese lei ciarliera. Sì, si divertiva anche lei.
-Ci vivo.-
-Intendo, a quest'ora.-
-Ci vivo anche a quest'ora.-
- Di sotto, papà-
Eleazar la squadrò a lungo. Era orgoglioso di sua figlia.
-E' comodo il divano, Thomson?- domandò, cambiando preda all'improvviso. Lo vide trasalire.
- Er, Carter, signore.-
Sembrava un soldatino. Era divertente.
- Thomson.- insisté. Eir aveva ragione. Era uguale a sua madre.
Lui sembrò capire.
-Sì. Signore.-
Eleazar si esibì in uno dei suoi soliti sorrisi predatori. Non aveva più niente da dire.
-Fila in camera tua.- esalò all'aria mentre cominciava a risalire. Sentì la risatina di sua figlia. Non era mai stata mandata in camera sua. Al massimo, capitava che fosse lei a mandarci i genitori, a mo' di punizione.
Aveva guadagnato due gradini quando un cuscino lo colpì alla nuca.
Sentì la risata aperta di Cecilia e il respiro mozzo e impanicato di Paul.
Raccolse il cuscino lentamente. Si voltò piano.
La guerra era appena iniziata.


-Ehm, caffè? - propose Eir con disinvoltura quella mattina.
Quinn Thomson batté le palpebre chiedendosi se non stesse ancora dormendo.
C'erano piume nei suoi riccioli lenti. Piume a terra, piume sui mobili, piume che vorticavano nell'aria.
-Che...avete tolto di mezzo un pollaio, per la colazione?- domandò la bionda, adattandosi alla disinvoltura d'ambiente.
- Non abbiamo più un solo cuscino,in casa.- spiegò Eleazar, comparendo sulla porta con sussiego e con un paio di portentose occhiaie.
- So che cosa regalarvi per Natale.- promise Quinn. - Paul si è...- un po' era evidente che le sembrasse stupido chiedere se suo figlio si fosse comportato bene. C'erano mucchi di piume ovunque.  Anche tra i suoi capelli, quando uscì. Diede il cinque a Eir in maniera molto cameratesca. Non si azzardò, con Eleazar.
Anche Cecilia aveva piume tra i capelli, quando seguì Paul.
- Beh, grazie per...- no, non era sicura che gli avessero dato un' occhiata e che avessero contenuto le sue energie adolescenziali.-...tutto.- optò, riuscendo a trovare una definizione onnicomprensiva.
Eir ghignava dondolandosi sulla porta.
Anche la bionda rise.
-Quando non riesco a tenerlo ve lo mando con una pila di cuscini.- promise.
Paul le sfilò le chiavi della jeep e lei alzò gli occhi al cielo. Salutò, rassegnata al posto del passeggero.
I tre Ritter rimasero sulla soglia a guardarli allontanarsi .
- Comunque, è una schiappa.- decretò Eleazar, volgendosi verso l'interno.
-Intanto, tu hai perso e ora pulisci.- lo punzecchiò Cecilia.
-Solo perché è arrivata tua madre a darvi manforte. C'era un netto squilibrio numerico.-
-E fino ad allora eravate uno contro uno, Paul non osava colpirti.- fece presente Eir con molto realismo.
- Bene. Deve portare rispetto.-
-Intanto, "rispetto", vedi di pulire. Vogliamo trovare tutto in ordine, quando ci svegliamo.-
Sterling madre e Sterling figlia risalirono le scale con una certa baldanzosa soddisfazione.
Finalmente solo, Eleazar si accese una sigaretta col solito ghigno sornione. Sprofondò nel divano, sollevando sbuffi di piume.

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