tirsdag 12. juni 2012
Una quercia, una tenda, una bottiglia. Again.
Paul Carter era ubriaco, senza mezzi termini.
Cantava da circa mezzora una canzonaccia da saloon al suo cavallo nella speranza di indurlo a trovare la strada di casa.
Al trentaquattresimo ritornello che si mescolava alle strofe in nuove sonorità esilarati, fu costretto a capitolare.
-Hey amico, ti ringrazio, io mi fermo qui, eh?-
Il suo cavallo parve non avere nulla da obiettare.
Paul si lasciò cadere tra l'erba. Sopra di sé l'ombra ampia ad ombrello di una quercia enorme.
-unhombrello.- rise.
Jaden Hunt lo avrebbe recuperato presto, come ogni volta.
Riprese a cantare le sue canzonette sconce e a riderci su.
Aveva sete.
Sentì la lampo di un vestito aprirsi, l'abito scivolare lungo le curve sinuose di una...
-Hey-
-Mh-
-Hey-
Era una voce insistente. Paul la vide di sotto in su. Era la ragazza del mercato. L'aveva vista bere al saloon.
-Questo è il mio territorio. Sta' zitto.- agitò le mani, come a voler abbracciare tutto il creato.- Ho mal di testa.-
-Mhmh- Paul rise.-Sei venuta fuori da un albero?-
-No, idiota, da una tenda.-
Paul si alzò su un gomito per vedere la tenda, ma si girò troppo in fretta. Rise mentre la quercia gli roteava sopra.
-Io sono Paul. Carter. Il cascamorto.-
Silenzio.
Cerniera.
- E tu sei andata via.-
Aprì gli occhi solo per trovarsi davanti una bottiglia. Alla fine della mano della ragazza. Alla fine del suo braccio. Alla fine del suo corpo. Fuori dalla tenda, sì. Sotto la quercia.
-'cilia. Ritter. Credo.-
Sentì il peso del suo corpo crollare al suolo come un sacco di patate.
-Come, "credo"?- Paul ghignò.
-Che ne sai. Come fai...a dire con certezza. Che non sono io Cecilia Carter. E tu...tipo. Paul Ritter. Mh?-
Era ubriaca marcia.
Paul glielo disse.
-Beh, anche tu.- gli fece notare lei sportivamente.
Lui le ripassò la bottiglia.
- Cecilia Carter. Suona bene. E' un nome che ho già sentito. Ci sposiamo? C'è il mio cavallo, da qualche parte che potrebbe officiare il rito.-
- Dici un sacco di cazzate, Carter.-
- Beh, anche tu.- le fece notare lui sportivamente.
-Mh.-
-Senti. Mai più. Mia madre mi ammazza se torno a casa così.-
- Seh. Anche la mia. Se riesci a stare zitto cinque minuti magari passa, uh?-
Paul Carter rimase zitto per cinque minuti.
Poi riattaccò con la canzone del saloon.
La voce di Cecilia Ritter si unì presto alla sua.
Non beccavano una nota.
In compenso, non saltarono un turno nel passarsi a vicenda la bottiglia.
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