torsdag 14. juni 2012
Parental Control vol.2
Eleazar aspettava, appoggiato alla parete; fumava la quinta sigaretta dal risveglio.
Erano le due di pomeriggio, in fin dei conti. La media poteva risultare dignitosa, escludendo il fatto che s'era alzato a mezzogiorno e mezzo.
Una canottiera bianca, un paio di jeans ed una faccia asciutta a cui gli anni non avevano tolto un grammo di assente e pigra spavalderia.
- Cucini tu?
La voce bofonchiante di Cecilia, appollaiata su una sedia, lo raggiunse mentre lui la fissava placidamente. Sua figlia indossava una vecchia camicia rossa, troppo grande; le ginocchia ossute spuntavano oltre il bordo del tavolo. La pelle pareva sbucciata di fresco, da un lato. La ragazza inzuppò un paio di epocali occhiaie in un'enorme tazza di caffè, smollicando il pane con le dita, sino a renderlo la cosa più lontana possibile da una fetta.
Eleazar ne soppesava il profilo; era piacevole, ogni volta, misurare quanto i propri occhi, in mezzo al broncio di Sterling, rendessero giustizia alla parola: 'incazzato'. Poteva compiacersene.
Ridacchio, prima di rispondere.
- Sì. Non svenire per l'entusiasmo, sono fuori servizio.
- Mh...
- Preferivi tua madre?
- Preferivo la morte per fame.
Eleazar continuò a ridere, scosse la testa, arricciando le labbra attorno al filtro. Si staccò dalla parete, per andarsi a versare un bicchiere di whisky. Le buone abitudini non muoiono mai.
- Continua così sarai esaudita presto, tesoro. Quel pane sta urlando pietà da tre quarti d'ora.
Cecilia non era mai stata una ragazza d'appetito. Anzi, di solito digiunava. Magari anche a causa della scarsa abilità culinaria dei genitori.
- Mh... mi dai una sigaretta?
- Finisci la colazione
- Questa non è una colazione, è un omicidio
- Finisci il tuo omicidio, allora
- ... Papà...
La ragazza sollevò lo sguardo verde, affilato ed orgoglioso su Eleazar. I tratti gentili del volto si aggrovigliarono in una sorta di tenerissimo cruccio minaccioso, velato d'una supplica incosciente di se stessa. Un ricciolo scuro fendeva la fronte a metà, lambendole il naso.
Ritter sospirò, strofinandosi la faccia, oramai addestrato con grazia ai propri cedimenti rovinosi.
Perdeva battaglie con le donne Sterling dal lontano 2514. Rese incondizionate.
Infilò la mano in tasca e le lanciò di fronte il pacchetto spiegazzato. Si sedette, allungandole anche l'accendino. Cecilia stava già scartando la preziosa nicotina, nemmeno fosse ambrosia.
- Non dirlo a lei, ogni occasione è buona per...
In quel momento la porta si spalancò di scatto, accompagnata da una sonora ed inequivocabile imprecazione.
- PUTTANEDAGUERRA
Eir si trascinò dietro tutta la propria ira funesta, varcando la soglia e sbattendo l'uscio nel muso alla meravigliosa estate di Greenfield. La canotta impolverata, i pantaloni consumati e la massa imbarazzante di capelli indomabili, la rendevano pressoché simile ad una ragazzina offesa, incazzata. Salvo qualche timido segno in più attorno agli occhi e alle labbra, i cinquant'anni sembravano esitare ad avvicinarsi al suo corpo (come biasimarli, si trattava di esperienze pericolose).
- ... se prova un altra volta a fregarmi, giuro, giuro che prendo quella fottuta stramaledetta dinamo e gliela faccio digerire a furia di calci nel culo - Scaraventò il cappello sulla poltrona e, finalmente, si voltò verso sinistra.
Cecilia ed Eleazar la fissavano, leggermente tesi, leggermente perplessi. Leggermente. Mostravano la faccia pacata di chi guarda il medesimo holofilm per la centoquarantesima volta. Le sigarette sospese a mezz'aria come timide bandierine bianche. La ragazza tirò su col naso, sbattendo le palpebre, mentre Eleazar allungò un sorriso sornione alla volta della moglie, il bicchiere a ciondolare fra le dita.
Eir li scrutò, entrambi, immobili in quel modo assurdo. Le passarono per la testa centinaia di parole che avrebbe voluto tanto dire, ma non avrebbe detto per conclamata stanchezza. A differenza del suo amato consorte, lei non poteva addormentarsi alle cinque e svegliarsi gloriosamente a mezzogiorno. Optava sovente per l'abiura al sonno.
Registrò la cicca tra le mani di Cecilia, avanzando con passo implacabile verso la tavola. Eleazar si strinse nelle spalle, contando i passi col cervello. Sembrava un animale pronto alla punizione superiore, allertato al peggio.
S'aspettava una lavata di testa gratuita, o un ceffone magistrale; la sua donna non necessitava di ragioni specifiche. Bastava un'esistenza protratta da indomito scioperato: se Neville non raccattava un lavoro su cui rischiare la pelle, trascorreva un sacco di tempo a baloccarsi nel vuoto; per fortuna non accadeva spesso.
Eir non operò violenze. Si limitò a strappargli l'alcol di mano; lo rovesciò in gola, svuotò, sbatacchiò il vetro sul piano e puntò le dita ruvide su un fianco, sibilandogli qualcosa di incomprensibile, a denti scoperti. Poi sparì nell'altra stanza.
Ritter occhieggiò la dipartita della moglie. Poi il bicchiere miseramente deserto. Espirò, senza deporre la smorfia strafottente ed impigrita.
- tua madre mi dice di chiederti cosa hai fatto ieri sera...
Cecilia stava ancora contemplando la porta da cui era sparita Sterling.
- eh?
- tua madre mi dice di chiederti cosa hai...
- sì, non sono scema papà. in che senso lo chiede la mamma, mh?
Eleazar spense il proprio mozzicone. Sporse un braccio, le tolse la sigaretta di bocca e se la infilò tra le labbra. La figlia non tentò rappresaglie; evidentemente il discorso la toccava.
- nel senso che tua madre...
- ti dice di chiedermi cosa ho fatto ieri sera?
- eh...
- a te non interessa?
- sì, ma sono possibilista e estremamente... comprensivo
- 'kay
-...
Eir sgusciò dentro la cucina, di nuovo, strofinando il volto umido e caricando la replica.
- TUO PADRE NON HA UN CAZZO DI VOGLIA DI FARE IL PADRE. In fin dei conti, non ha mai voglia di fare niente.
Eleazar si lasciò quietamente (e giustamente) brutalizzare, scivolando col bacino sulla sedia.
Cecilia annegò le labbra nel caffè.
Sterling fu lasciata sola dai Ritter in un silenzio post-traumatico.
Non impiegò molto a perdere la pazienza.
-CHE C'È, maledizione?
Registrando una certa maretta Eleazar si strofinò la testa, e riprese l'interrogatorio.
- Cecilia, cristo santo, cosa hai fatto ieri notte fino alle cinque?
- Mah, niente, solite cose
La ragazza percorreva con le pupille il bordo della tazza.
Suo padre allargò la braccia, soddisfatto.
- Hai sentito, sterling? SOLITE COSE. A posto.
Eir sospirò, pronta a cambiare argomento. Non era una madre ossessiva, o paranoica, ma viveva i quotidiani timori che comporta amministrare un'adolescente, figlia d'un meccanico con trascorsi terroristici e d'un medico impegnato nel contrabbando. Insomma, un esercito di minacce e nemici probabili. Non s'era tatuata 'Hell is other people' addosso tanto per svago.
Suo marito, d'altro canto, ricominciò a fumare digitando qualcosa sul tech reader appena acceso.
Cecilia li racchiuse in un'unica carrellata d'occhi. Poggiò il caffè, mordicchiò le unghie della destra stemperando un ghigno trionfante, celato. Sapeva cosa fare. Adorava provocare le persone.
- Tra l'altro...ho tipo conosciuto un ragazzo, siamo stati insieme a...
- Hai fatto tipo COSA CON CHI?
Eleazar smise di fare quello che stava facendo. Ivi compreso fumare. Si raddrizzò sulla sedia, schiuse le labbra e trascese (ovviamente) la frase della figlia fino al dramma assoluto.
Cecilia sorrise, spavalda e sibillina, alzandosi in piedi di scatto sulle lunghe gambe nude; pronta ad andarsene dopo aver scombussolato un po' le carte, senza spiegazioni. Che attrice.
Eir scoppiò a ridere, con una certa affettuosa malvagità. Infilò le dita tra i capelli del suo uomo, in una sorta di carezza punitiva, insistente.
- Tuo padre è POSSIBILISTA ed ESTREMAMENTE COMPRENSIVO col culo degli altri, Cecilia...
- Ma non era lesbica? Cristo, davvero, non era lesbica?
Eleazar incrociò le braccia dietro la testa, sul cuscino, tirando un pesante respiro. Eir, il mento appoggiato sul petto del marito, si ciondolava in un ghigno poco discreto, inarcando la schiena nuda per guardarlo negli occhi.
- Ha solo detto che ha conosciuto un ragazzo, tutto qua. Non significa niente.
- Significa, significa, se ha sentito il bisogno di dircelo...
- Va bene, anche fosse?
Lui si sollevò sui gomiti, portandosela dietro. La fissò.
- Come 'anche fosse'? Sei impazzita?
Eir si sedette, a cavalcioni del suo bacino.
- Non oso nemmeno immaginare quanta gente ti sei scopato tu, tra i sedici ed i diciassette anni.
- È diverso.
- Ovvero?
- Sono un uomo.
Eleazar sorrise, di quel sorriso sfrontato e soddisfatto che aspirava al suicidio.
La reazione di Sterling non si fece attendere. Lo schiaffo (seppure meno violento del solito) si scaricò sulla guancia del marito con urgente prontezza.
- Vai a fare il maschilista del cazzo con la figlia di qualcun altro, Eleazar Ritter.
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