Oak Town, 2436
Paul Carter aveva una voce grossa da baritono, quando urlava.
La voce di sua madre era invece molto rock. Holden aveva sempre sostenuto che avrebbe potuto fare la cantante professionista.
-Mhmh. Di nuovo?-
Sallie risalì i gradini gongolando e si accomodò sul dondolo accanto a suo padre. Salame le trotterellò dietro.
- Che ha fatto stavolta? Ha toccato di nuovo i suoi attrezzi?-
Holden sospirò. Non sapeva decidere se quello che Paul aveva fatto era più o meno grave rispetto all'episodio citato dalla ragazzina. Più che altro, sua moglie non l'aveva ancora deciso.
- Dici che lo sbatte fuori?- incalzò la giovane con educata curiosità.
- Pare si stia andando in quella direzione.- si sentì di confermare lui altrettanto educatamente.
Rimasero entrambi garbatamente in silenzio.
"Non ti ho cresciuto in questo modo! Non ti ho insegnato a mancare di rispetto a chi"
"Ma quale mancare di rispetto! Sono affari miei e non parlerò di questa cosa con te!"
-Aaaaaahn.- realizzò Sallie. - E' la faccenda di Cecilia.-
La faccenda di Cecilia consisteva in Quinn Thomson che beccava Paul e Cecilia nel granaio più o meno discinti e in atteggiamenti più o meno compromettenti.
Nulla di particolarmente sorprendente. Ogni persona, ogni filo d'erba, ogni steccato, ogni sasso di Oak Town era consapevole del fatto che prima o poi sarebbe successo. Tutti lo immaginavano. Tutti tranne Quinn Thomson.
- La faccenda di Cecilia?- chiese Holden pacatamente allarmato, sperando che ci fosse una spiegazione semplice e tranquillizzante alla consapevolezza serena e scontata di sua figlia.
Sperava tipo che saltasse su e gli dicesse: papà, ho tre anni! Invece, Sallie agitò composta una mano per confermare:
- Beh sì, Cecilia, il granaio, Paul.-
-Tu lo sapevi?- le chiese suo padre sofferente. E intendeva: tu sapevi della faccenda delle api e dei fiori e delle cazzate sulla cicogna? Sentì che stava sudando freddo mentre si chiedeva quando sua figlia avesse smesso di avere tre anni e l'abbuffata di costata di viscide come massima aspirazione esistenziale.
Sallie si strinse nelle spalle e Holden non si azzardò ad approfondire.
"E' la mia vita, per la miseria, fammi respirare!"
"Ti faccio respirare con la testa sott'acqua, magari esce tutta l'aria che hai nella scatola cranica!"
"Sono un adulto, che cavolo!"
"Il fatto che tu sia così grosso non fa di te un adulto! Hai solo le gambe troppo lunghe e le spalle troppo larghe!"
"Oh per la miseria! Per la miseria! Mi pare di sentire Ritter. Avete la stessa testa, la stessa testa!"
"Stai tranquillo che io a differenza di Ritter non sbaglio la mira!"
- Beh...onestamente questa mi sembra un po' grossa.- commentò Sallie.
Holden fu costretto a dargliene atto. Se Quinn avesse voluto sparare a Paul e colpirlo avrebbe dovuto mirare verso Jasonville, tipo.
- Non è il caso...che la vai a recuperare? Prima che si faccia male, per il suo bene.- consigliò la ragazzina con buonsenso.
Holden guardò l'orologio.
- Ancora un minuto e ventidue secondi.- spiegò
Sallie annuì e tornarono a godersi la quiete della campagna.
"Vuoi sapere cosa? Se devi rompere così il prossimo anno resto a Gandhi!"
"Sarebbe un sollievo per tutti, staremmo qui tranquilli!"
"Ma non ci verresti mai qui senza di me!"
Sallie e Holden si guardarono. Anche questo lo sapevano tutti i sassi di Oak Town: mamma chioccia non si muoveva senza tutti suoi pulcini. Piuttosto crepava tra quattro mura a Gandhi.
"Io non capisco come tu faccia a non vergognarti!"
"Ma vergognarmi di cosa, di cosa, è la mia vita, non ho fatto niente di"
"Come fai a guardare in faccia sua madre e suo padre! Siamo amici da una vita e proprio tu"
"Ma suo padre non mi ha mai guardato in faccia figurati se si accorge della differenza!"
Holden prese un sospiro ed entrò in casa allo scadere del tempo.
Salame non ci pensò due volte ad occupare il suo posto sul dondolo
"Non essere irriverente!"
"E questo è essere irriverente! Hai montato un casino da una cosa STUPIDA!"
"Lo vedi che sei immaturo? E' una cosa stupida? E' UNA COSA STUPIDA? "
" Sì! E sarebbe rimasta stupida se non avessi sputtanato tutto a tutti facendone una questione di stato!"
Holden avrebbe voluto tanto spiegare che non era stata Quinn a raccontare tutto ai genitori di Cecilia: aveva solo il cervello collegato a quello di Eir. Comunque, il tempo stava per finire, non sarebbe servito a niente.
"Una questione di stato? Una questione di stato? Fuori di qui! FUORI DI QUI, ADESSO!"
Tempo scaduto.
Holden attese sulla porta che suo figlio passasse,nero come l'inferno.
Sua moglie lo guardò con aria bellicosa.
-Se l'è cercata.- si giustificò.
Holden non disse niente. Aspettò di vedere la sua espressione afflosciarsi come un palloncino prima di andare in suo soccorso.
-Persi...ma perché lo fai ogni volta se ci stai così male.- la coccolò con dolcezza. Le tolse di mano sia il pane che il burro. Non funzionava neanche con lo stick, con quello che si spalmava senza coltello.
Lei si accartocciò in una faccia da bambina contrita.
-Vallo a prendere.- lo supplicò, come ogni volta.
- Ahm...non per togliere senso al dramma, ma non me ne sono ancora andato.- fece presente Paul affacciandosi sulla porta.
Quinn agitò una mano con indifferenza.
-Vallo a prendere dopo che se ne sarà andato.- corresse, compita.
-Ahm...e...devo sempre sbattere la porta?- volle informarsi suo figlio.
Holden annuì con aria saggia
-Non togliere senso al dramma- gli consigliò.
Paul se ne andò, sbattendo la porta.
Holden spalmò il burro con infinita tenerezza per una moglie infinitamente contrita.
Ingen kommentarer:
Legg inn en kommentar