tirsdag 10. juli 2012

Dei molti e mirabolanti modi per sputtanare ogni cosa parte II

Oak Town, estate 2436


- E' stata una notte un po' movimentata.- dichiarò Holden Carter quella mattina a colazione.
- Procioni.- rispose sua moglie solenne mentre Paul si spalmava a tavola con aria devastata.
- Mi sembrava qualcosa del genere.- convenne ancora Holden, leggero. Le tolse di mano pane e coltello e spalmò del burro senza mietere vittime.
- Io dico che dovremmo dargli la caccia. Appostarci in veranda e poi colpirli forte con una mazza da baseball.-
- Grazie, Sallie, la tua propensione a risoluzioni non violente riempie  tua madre e me di orgoglio.-
Sallie Carter sorrise a molti denti e rubò un panino dal piatto di suo fratello tanto per vendicarsi dei suoi 15 anni di punizione.
Paul Carter neanche protestò. Normalmente le avrebbe staccato un braccio.
Salame, il bovaro di casa, si  arrampicò sulle gambe della ragazzina sperando nel ripieno.
- Hey, buongiorno a tutti.- Cecilia Ritter, perfettamente sobria, un cappellaccio terribile calato in fronte e infilzato a morte da ami di varia natura, entrò dalla porta secondaria in cucina. Era evidente quanto fosse di casa.
- Vieni, tesoro, il caffè è ancora- caldo, avrebbe voluto dire Quinn, ma Paul scattò in piedi rovesciando la sedia proprio in quel momento.
- Un galantuomo. Si alza quando entra una donna nella stanza.- commentò Sallie elargendo fette di salame al canide omonimo.
- Gliel'ho insegnato io.- si pavoneggiò Holden con sussiego.
Paul raddrizzò la sedia e la aggirò. Fece un giro lunghissimo per evitare di passare accanto a Cecilia. Probabilmente, se non fosse sembrato troppo strano, si sarebbe calato dal tetto.
-...vado a prendere l'attrezzatura.- dichiarò. Si chiesero tutti come l'idea di una canna da pesca potesse turbarlo tanto.
- ... l'hai picchiato?- domandò Holden a Cecilia con placida curiosità.
- Ti prego, dì di sì, ci ho scommesso la paghetta e un anno di punizione.- la implorò Sallie.
Cecilia uscì stralunata mentre i Carter ancora ne discutevano.
-Sallie,bambina, dovremmo un po' parlare della tua rabbia repressa...-
Trovò Paul nella rimessa intento a selezionare lenze con estreeeeeeema lentezza.
-Tutto bene?-
Paul scivolò sul fondo del locale tra vecchie selle fingendo di interessarsi a cose che con la pesca non avevano nulla a che vedere.
- Sì, sono pronto in un attimo.-

Cecilia si portò una mano sul fianco, minacciosa.
-Non mi stai evitando, vero?-
- Assolutamente...-
-Carter-
-....sì. Assolutamente sì. Certo che sì.-
Anche Paul incrociò le braccia con aria bellicosa. A dodici metri di distanza da lei.
Cecilia balzò a sedere su una cassa con un ghigno.
- Quanto la fai lunga, non è successo niente, no?- lo canzonò, divertita.
- Già, e chi sa come mai.- le ricordò lui, più turbato di quanto fosse lecito.
-Paul Carter e la sua irreprensibile virtù?- suggerì lei.
- E' una cosa seria, 'cilia. Abbiamo stabilito delle regole dall'inizio perché è importante. O almeno, per me lo è. Ci tengo alla nostra amicizia.-
- Anche io ci tengo!-
- Bene, non rovinerò tutto, sarò in grado di tenere i pantaloni addosso.- le promise. Sembrava più che altro una minaccia.
-Sicuro?- Cecilia si divertiva a provocare il suo cavaliere senza macchia. Gratitudine zero. Era la sua politica.- Ricordo qualcuno che diceva cose come "Dio mio, Cecilia", ieri sera.-
Aveva esagerato, lo capì dalla sua espressione. Lui si voltò a riempire una sacca.
- Non è un discorso che ho intenzione di affrontare con te.- le comunicò, algido.
- E dai, smettila di fare la verginella isterica, stavo scherzando! E poi, siamo nell'ennesimo secolo, la gente scopa e se ne scorda la mattina dopo!-
- Ti rispetto troppo per permetterci di fare una cosa del genere.-
Melodramma. Cucchiaiate di cereali e melodramma, per colazione.
- Ma che sei, il guardiano della mia virtù?- chiese Cecilia spazientita.
- Sì, se necessario!-
-...-
-...-
Si fronteggiarono.
- Mi stai dando della-
-Non mi permetterei mai.-
-L'hai pensato.-
-Neanche morto.-
Purtroppo, Cecilia non poté cogliere l'occasione per arrabbiarsi. Paul era accoratamente sincero, glielo si leggeva in faccia perché era un candido ingenuo, un imbecille impavido, un eroe senza macchia.
Continuò a gettare cose alla rinfusa nella sacca.
-Come mi guarderesti, dopo?- era turbato. Troppo.
-....beh. Molto dipenderebbe dalla tua bravura durante,secondo me.- buttò là Cecilia con aria vaga.
Suo malgrado, Paul sbuffò una risata e le lanciò una sacca vuota con l'intento di colpirla.
-Muoviti, il lago Hogan non è qui dietro.- le fece presente, burbero.
Cecilia lo seguì conciliante. Si aggrappò al suo collo e si arrampicò sulle sue spalle con gesti assolutamente innocenti e infantili.
-Okay, hai ragione, scusa. Mi lasci tuffare?-
-Non credo te lo meriti.-
-Sarò buona.-
-Ci penserò.-
Paul uscì trasportando Cecilia sulla schiena come se non avesse peso. Caricò le sacche nella jeep.
-Okay, allora...- Quinn Thomson attaccò con disinvoltura.- Andate piano, state attenti, non fate bravate, occhio al sole, e non buttatevi in acqua subito dopo...-
Sallie enumerava le raccomandazioni sollevando un dito per ciascuna. Presto fu costretta a prendere in prestito anche una mano di suo padre.-
-...ed evitate le acque profonde. Il lago è insidioso.-
-Dai, stavolta s'è scordata il mostro degli abissi.-
-...e i pesci carnivori.-
-Vi sento, voi due.-
Jaden Hunt fischiò e sventolò un braccio in piedi sullo steccato.
-Ok, siamo pronti.- sollecitò Paul con impazienza.
-Sallie, tu non vieni?.- chiese Cecilia, salendo al posto del passeggero.
- No. Preferisco godermi la solitudine ascetica- dichiarò lei composta.- Tra poco esco a cavallo con papà. - aggiunse.- Dovrà sembrare un incidente. Finalmente riavrò la mia libertà.- prospettò, come se nessuno potesse sentirla.
Holden le accarezzò i capelli con aria partecipe e comprensiva. Erano una comica continua.
-Hey, stasera venite a dormire da me? I miei sono fuori fino a domani, vorrei un po' di compagnia.- propose Cecilia ai giovani Carter.
- Vieni qui da noi.- colse al volo l'occasione Quinn-chioccia.
Holden la guardò con amorevole rassegnazione.
- Verrei, ma devo tenere d'occhio un paio dei dispositivi sperimentali della mamma. Non è ancora sicura che alle quattro o alle sei, secondo il timer, non si mettano a bombardare casa dei vicini.-
-...applicazione interessante.- rilevò Holden
-Okay, allora viene anche Sallie.- decise sua moglie.
- Non sono passati quindici anni...- obiettò lui
-Per stasera può uscire.- decretò lei.
- Coerenza.- invocò Sallie con un sorriso algido.
Cecilia rise.
- Sì, beh, stasera passo a cambiarmi e a prenderti e andiamo.- decise Paul, smanioso di partire. Avviò il motore.
- Ricordati di prendere un pigiama. Intero, possibilmente.- suggerì suo padre. Ma era più una frecciata a sua moglie.
Paul sbuffò e salutò con una mano mentre si avviava verso l'uscita del ranch.
-Vado a sellare il cavallo.- dichiarò Sallie con aria svagata.- Taglierò i finimenti. Dovrà sembrare un incidente.- aggiunse, sempre come se nessuno potesse sentirla.
Quinn sbuffò una risata e cercò di rientrare evitando lo sguardo di suo marito.
-Persi.-
Non ci riusciva mai.
-Mh?-
Lui le cinse le spalle con un braccio, rassegnato e intenerito.
- Andrai a scardinare la porta o ti decidi a dare loro un po' di fiducia? Sono adulti.-
Quinn scosse il capo e con la stessa aria algida e svagata di sua figlia, come se parlasse a se stessa, dichiarò
-Non finché io sono in vita.-

Ingen kommentarer:

Legg inn en kommentar